Anche se sembra un acronimo politico degli anni ’60, o il nome di un gruppo punk rock di qualche decennio fa, in realtà stiamo parlando di un argomento sconosciuto ai più ma che dovrebbe rientrare nelle materie fondamentali di insegnamento per chiunque frequenti una scuola oppure si occupi a livello professionale di fotografia digitale, correzione colore, cromia e prestampa. Parliamo dei Color Correction Campus. La Color Correction arriva direttamente dalla mente di Dan Margulis mentre il Campus è frutto del genio di Marco Olivotto che in combutta con Francesco ha organizzato a Pescara il primo appuntamento ed ora lo ripropone a Napoli e Vicenza.
Negli ultimi anni, anche grazie ad Alessandro Bernardi, ho seguito diversi incontri o seminari sulla questione e sono sempre rimasta entusiasta, ma dal dire al fare come si sa…. la frustrazione di arrivare a casa e non riuscire ad applicare la teoria è sempre stata forte. Invece dopo il campus di marzo, sono finalmente entrata nel tunnel dei “Color Correction Addicted”. Applicare finalmente la pratica, sulle mie immagini, sul mio computer, in classe con l’insegnante a disposizione, ha messo a posto il tassello mancante. Non fatevi sviare dalle foto di esempio di Marco, i suoi casi sono veramente disperati, ma i miracoli la CC li fa anche sulle foto eseguite in maniera corretta, ma che magari necessitano di piccoli aggiustamenti. Il bello di questa tecnica è che permette di guadagnare tantissimo tempo.
Caso personale: i colori del servizio con Nathalie sono merito della CC. Non credo ci siano altri modi di farli con così pochi passaggi. Anche il servizio con Elisa ha visto fruttare alcuni insegnamenti della CC. Avete notato la perfetta leggibilità delle ombre di quelle foto, fatte sotto il sole di mezzogiorno in una giornata d’estate? Color Correction non è solo lavorare in LAB ed esaltare i colori o togliere le dominanti, CC è anche RGB alla massima potenza. Pochi movimenti, pochi passaggi, pochi livelli e quasi mai mascherare.
Per curiosità personale ho ripreso in mano un file di circa tre anni fa che mi ha fatto veramente sputare sangue. Un interno con dominanti terribilmente calde con soggetti estremamente colorati. Il file definitivo pesa circa 150 mega ed ha 3 passaggi di oggetti avanzati e svariati livelli con altrettante maschere. Il lavoro è stato quello di recuperare i colori di ogni singolo oggetto cercando di neutralizzare dominanti e piattume generale. Ricordo di averci lavorato almeno mezza giornata con continue indecisioni e ritocchi. Sarò anche lenta nella postproduzione ma non è stato facile. Ho rifatto il file da zero con le nozioni (base) acquisite al campus e ho ottenuto un file molto simile, ma con maggiore profondità e colori più neutri. Peso: 30 mega. Livelli: 2 + 1 regolazione. Maschere: zero. Tempo totale: 3 minuti.
Secondo voi ne vale la pena?? 🙂
Oltre al sito ci sono anche un sacco di risorse in rete. Se non sapete cos’è la Color Correction e quali sono le potenzialità, è arrivato il momento di colmare questa lacuna e farvi un regalo anti-stress.
La foto sopra è col metodo “classico” pre-ccc. Quella sotto è post-ccc.
Come c’è scritto sulla Gazzetta dello sport di qualche anno fà: E’ TUTTO VERO!!! Bà spero di rivederti a Vicenza 😛
Si può fare… 🙂
Io preferisco la foto sopra col metodo “classico” pre-ccc.
La foto “post-ccc” la trovo con i colori un po’ troppo saturi rispetto all’originale.
La differenza di saturazione è minima e si può ancora gestire, ma il vantaggio è avere maggiore transizione di colori perchè andando poi in stampa su quotidiano questa foto perde tantissimo i colori originali e salvandone le differenze almeno non si hanno delle macchie colorate uniformi.
oltre a ringraziare di cuore barbara per il suo articolo, vorrei suffragare la sua affermazione sulla saturazione. uno dei capisaldi delle tecniche che di solito vado a insegnare è che esagerare un po’ non è solo lecito ma anche consigliato. questo perché si parte sempre da un originale più blando (o, perlomeno, si arriva a uno stadio intermedio che è tale) che può servire da base per una fusione con la versione più spinta: il tutto si modula con l’opacità. la chiave per giudicare migliore la seconda versione non sta nella saturazione ma nelle variazioni che intervengono in colori altrimenti uniformi (vedi copriletto in primo piano, ad esempio) che altrimenti risulterebbero assai più piatti, specialmente in un output su carta anche non critico come la stampa su un quotidiano.
grazie ancora!
grazie maestro. sei sempre preciso e corretto 😀
Yes.. e che dire del soffitto?…Straordinerio! (per dirlo alla diego abatantuono!)
e la poltroncina arancione nel centro? è stupenda!
Che storia!! Mi hai fatto venir una gran voglia di provare… peccato che il weekend che saranno a Vicenza io sarò ad un matrimonio di un’amica 🙁 altrimenti ci sarei andata di corsa! Mi spiace anche perdermi l’eventuale “cena with friends”…
i matrimoni… che brutta roba… ;-D
Moni sappi che se non vieni a cena ti levo l’amicizia su facebook! hihihihi scherzo ;P
Eh insomma si cominciano a vedere bene i risultati, eh?!? Complimenti Barbara, appena mi sarà possibile tornerò a tarmarti! 🙂
Buona giornata,
MD
Sei stato di grande aiuto come puoi vedere. Grazie!!!! Ti aspetto a braccia aperte (pasticcini compresi, mi raccomando)!
@_@ questa è magia, certo che però fare la foto è proprio la punta dell’iceberg di tutto il processo di stampa.
In questi giorni sto provando a post produrre in modo “decente” e a stampare (niente di che è.. robetta da appendere in casa) e ho capito quanto il mio monitor suki.
Nella foto post ccc c’è della dominanza blu (esempio sul climatizzatore) o è il mio monitor che mi mostra quel che vuole?
Un monitor calibrato è fondamentale per avere colri corrispondenti in stampa!
La “dominante” è dovuta semplicemente alla luce naturale che entra dalle finestre. Però ho tralasciato un passaggio (volutamente sennò diventatava un pippolotto). La foto pre-ccc è fatta da due scatti fusi insieme, uno per le luci e uno per le ombre, adeguatamente bilanciati. Nella foto post-ccc è da unico scatto raw. Quindi quella leggera dominante è più che accettabile considerando che il dettaglio sulle tende è praticamente uguale.
Magia vera allora, ottenere un risultato così da una doppia esposizione ad una esposizione unica in pochi passaggi è priceless!
La dominante passa, speravo fosse il mio monitor, così avrei saputo che dovevo tirar giu i blu! 😀 Intanto questo tuo post mi ha portato a dei link interessanti… altro studio, chi dorme più ç_ç
non si finisce mai di scoprire cose interessanti:-)